Il Nostro #VinodiVigna in collaborazione con il Progetto V.I.V.A.

Leggi l’articolo in collaborazione con il Progetto V.I.V.A. del Ministero dell’Ambiente Italiano; http://www.viticolturasostenibile.org/News.aspx?news=510

#ILVinodiVigna

Il mio compito qui da noi a podere sabbioni è “far correre le carte”, compilo le schede di presentazione prodotto, seguo la relazione con gli influencer con cui collaboriamo, curo l’aggiornamento del nostro sito, seguo la parte amministrativa; cose così, necessarie per amministrare una azienda familiare ma non essenziali per determinare la qualità di un prodotto come il vino, perciò non me ne vogliate se questo articolo vi sembrerà leggero, è lo spirito con cui ho deciso di scriverlo.

Veniamo a noi … più di una volta mi sono trova a riflettere, mentre compilavo uno di quei modelli prestampati che si usano per presentare i vini, che l’unico nome di cui si chiedeva indicazione era quello del cantiniere; il cantiniere e non il vignaiolo è la persona che rappresenta lo stile dei vini di una cantina e, necessariamente, la percezione della qualità del prodotto di una azienda di vini.

E più di una volta mi sono chiesta perché dell’agricoltura non si parla mai, se non in contesti specificatamente tecnici.  Perché la poesia nasce solo nel momento in cui l’uva entra in cantina ed è da questo momento in poi che si fanno i giochi, come se tutto quello che si è fatto prima non sia rilevante.

C’è secondo me in tutto questo un pensiero di fondo che vede l’agricoltura in una posizione di sottomissione rispetto agli altri settori dell’economia: è come se l’agricoltore sia una  persona impegnata a fare un lavoro solo manuale e non gli corresse l’obbligo di aggiornarsi, di conoscere protocolli di buone pratiche, di capire ed interpretare la relazione tra un accadimento atmosferico ed una risposta biologica delle piante, oppure come se condurre un vigneto sia una cosa semplice, alla portata di gente di buona volontà.

Noi non la pensiamo così.

Noi pensiamo alla vite come ad una persona (la nostra persona).

La vite, in quanto cosa viva, si ammala meno se è nella condizione di ricevere molto ossigeno, oppure se nel canalone dove vive si incanala il vento che la asciuga, o se si è stati tempestivi nell’eseguire le lavorazioni di campo.

Il nostro compito è quello di osservare e fare.
Teniamo conto delle condizioni meteo e dei dati della nostra stazione metereologica e decidiamo (o meglio massimo decide) il fare.

Non si va a calendario, con dosaggi massivi di fitofarmaci, ma ogni volta ce ne è bisogno, con quantitativi leggeri ed in prevenzione.

Poi si rendiconta.

Lo facciamo insieme a suolo e salute per la certificazione bio e insieme agli esperti del Ministero dell’Ambiente e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per la certificazione di sostenibilità VIVA.

È un lavoro minuzioso, di controllo e confronto continuo, il cui risultato è impreziosito dai suggerimenti del nostro enologo Marco Fioretti e del nostro agronomo Stefano Mascioni, entrambi pienamente coinvolti, come tutti noi, in questo lavoro continuo di miglioramento.

Quello che facciamo nell’ambito del Programma VIVA è veramente importante: abbiamo un riscontro quantitativo e misurabile di tutto il lavoro e della nostra azienda.  Non è il pezzettino specifico ma tutto l’insieme delle cose che si fanno.

Questo va oltre il pensiero personale su come condurre un vigneto o su come fare il vino, questo significa ragionare sull’insieme delle cose, perché è l’insieme delle cose che si fanno quello che fa la differenza.

Ed è questo il motivo di fondo che ci ha spinto ad entrare in questo percorso di certificazione volontaria.
Non il vantaggio di un valore riconosciuto dalla legge (anche se le nostre uve sono certificate come da agricoltura biologica), o la fede nei principi della biodinamica (che comunque conosciamo e facciamo nostri: mantenere la fertilità della terra,  rendere sane le piante in modo che possano resistere a malattie e parassiti; produrre alimenti della qualità più alta possibile ma nel rispetto della Natura), ma la confidenza in un intervallo di valori, espressione numerica di un insieme di buone pratiche valutate secondo protocolli e standard riconosciuti a livello internazionale.

Il nostro percorso di certificazione non è stato veloce. È stato necessario fare la formazione VIVA (quattro giorni strepitosi presso la tenuta Sallier de La Tour-Tasca d’Almerita) poi organizzare i dati per arrivare agli indicatori, poi confrontarsi con tutti i referenti per chiarire quanto si scriveva o correggere quando richiesto… veramente tanto lavoro.

Però alla fine siamo riusciti, avevamo contezza delle nostre prestazioni di sostenibilità.Conservo ancora il ricordo di quei giorni, andavamo a controllare il risultato ottenuto dalle aziende già certificate, lo confrontavamo con il nostro e mi dicevo: “beh però non siamo tanto male”. Avevo la sensazione di non rappresentare più una cantina piccolissima a cui fa onore l’esperienza delle persone che la conducono ed una buona reputazione sul mercato locale, quel punteggio rappresentava nella mia personalissima percezione del momento tutto quello che eravamo, la nostra storia, la cura e la dedizione che mettevamo nel nostro lavoro, il nostro saper fare e questo insieme di cose si era tradotto in un insieme di numeri, di quantità misurabili e proporzionate alla singola bottiglia di vino, insieme di numeri che ci permettevano di confrontarsi con quelli  (trasparenti e consultabili sul portale del Ministero) delle migliori cantine italiane, da pari a pari, all’interno di un percorso che vede la tecnica, la scienza e la cultura personale, i soli elementi distintivi portatori di un confronto.

Per questo #ilvinodivigna è il titolo di questo articolo ed è uno degli hashtag che rappresentano il nostro prodotto.
Non vino biologico, o vino biodinamico, o vino naturale ma vino di vigna, il vino sostenibile in cui si spiega cosa si fa, si rendiconta, ci si misura con i migliori.

Maria Grazia Sagretti

Legale rappresentante di Imac Società Agricola srl

La Imac Società Agricola è una azienda agricola multifunzionale (definizione introdotta dalla Commissione agricoltura dell’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico): coltiviamo cereali e legumi per l’alimentazione umana, triticale per il biogas con contratto di coltivazione, produciamo energia elettrica da parco fotovoltaico a terra, vino da nostre uve (commercializzato con il marchio podere sabbioni).